Domenica, 28 Settembre 2014 16:58

La testuggine palustre in Liguria

 

Riscoperta della testuggine palustre in Liguria

 

La prima prova dell'esistenza di testuggini palustri sopravvissute alle drammatiche alterazioni degli habitat naturali nell'Albenganese fu un maschio raccolto nel fiume Centa da un pescatore, successivamente affidato all'Acquario di Genova dal Corpo Forestale dello Stato nel maggio 1994. Sedici mesi dopo venne trovato un secondo esemplare: si trattava di una femmina adulta ferita non gravemente da un veicolo a Ceriale. In seguito a questi importanti ritrovamenti, cominciò ad organizzarsi una cordata di enti che unirono i loro sforzi in modo da creare una "task force" finalizzata a raccogliere la maggior quantità di dati possibile sulla presenza di Emys orbicularis nella porzione più occidentale della Provincia di Savona.

In questo modo è stato sommariamente ricostruito l'areale di distribuzione che le testuggini palustri dovevano occupare fino all'inizio degli anni '70, quando esse erano comunemente osservate in numerose località comprese fra Andora e Borgio Verezzi. Inoltre, secondo quanto rilevato in numerose interviste ad Albenga, nella Piana del Centa le testuggini venivano avvistate numerose lungo ruscelli a lento corso, stagni e canali di irrigazione fino agli anni '80, quando subirono un'evidente rarefazione, probabilmente causata dalle rilevanti alterazioni degli habitat (disseccamento delle zone umide per la captazione delle acque, artificializzazione dell'alveo dei torrenti, diffusione di fertilizzanti e fitofarmaci chimici).
Alcune delle fonti intervistate indicavano un rio situato in un'area molto antropizzata all'interno del Comune di Albenga, come il posto più indicato per trovare le ultime testuggini eventualmente sopravvissute. Nell'ottobre 1995 cominciarono quindi i monitoraggi lungo questo torrente a lento corso, il quale, pur in condizioni ambientali critiche, sembrava presentare numerosi tratti dell'alveo ben conservati. Qui, nel 1996, venne recuperata una grossa femmina di Emys. Nel 1998, durante radicali interventi di regimazione idraulica del rio in questione, venne ottenuto un rallentamento dei lavori, per tentare la cattura degli esemplari superstiti con una nassa, ma non ne fu rinvenuto alcuno. Nello stesso anno, nuovi contatti produssero un'eccezionale scoperta in località Salea d'Albenga: un piccolo stagno permanente, di circa 60 m2, all'interno del quale era presente una piccola colonia di Emys orbicularis (almeno nove esemplari di diverse età).
L'area - la cui ricchezza in termini di biodiversità era resa ancora maggiore dalla presenza di un sito di riproduzione di Pelodytes punctatus, anfibio raro in Liguria - non soltanto non era tutelata, ma minacciata da un progetto di trasformazione in discarica di terreni. Non intravedendo possibilità per assicurare la protezione del sito, ci si attivò per ottenere dal Ministero dell'Ambiente l'autorizzazione per catturare e portare all'Acquario di Genova le testuggini ivi presenti. Fu così che, nel corso del 1999, il contingente di Emys presso l'Acquario di Genova crebbe fino a raggiungere le 15 unità, grazie agli esemplari via via catturati con la nassa, i quali si aggiungevano ad altri trovati in zone degradate limitrofe al rio di cui sopra. Nello stesso anno, veniva riscontrata la presenza di Emys orbicularis in altri due siti dell'Albenganese: all'interno della ex cava Valloni (Villanova d'Albenga) e a monte di una briglia lungo il corso del torrente Lerrone (Garlenda).

Le azioni del progetto

Il progetto ha finora previsto lo sviluppo di diverse azioni:
- la realizzazione del centro di riproduzione, il monitoraggio in natura della popolazione di Emys orbicularis, il recupero di esemplari feriti o ritrovati in aree "a rischio", lo studio della biologia e dell'ecologia della specie, anche attraverso l'assegnazione di borse di studio per tesi di laurea, l'organizzazione di iniziative di sensibilizzazione, comunicazione e aggiornamento, interventi in classe, condotti dalle Guardie Ecologiche Volontarie della Provincia con l'adesione di 11 scuole nell'anno scolastico 2001-2002.
Per l'anno scolastico 2002/2003, ben 13 scuole hanno aderito agli interventi in classe delle G.E.V., e 10 istituti (dalle materne alle medie inferiori) hanno prenotato la visita al Centro di riproduzione, con un coinvolgimento complessivo di oltre 600 alunni.
La collaborazione con le scuole della provincia di Savona continua ad essere percepita con grande entusiasmo dagli allievi. Durante l'anno scolastico 2004/2005 sono stati coinvolti circa 500 alunni di scuole materne, elementari e medie inferiori; per questo anno scolastico sono interessate, fino ad ora, 32 classi dell'albenganese e coinvolti oltre 620 alunni delle scuole elementari e medie inferiori.

Il progetto

Le dune sabbiose e le zone umide costiere rappresentano gli unici ambienti completamente cancellati dalla carta geografica della Liguria a causa dell'antropizzazione dei litorali. Mentre per le dune non esistono le condizioni per interventi di ripristino ambientale (tutte le spiagge liguri soffrono di una pressione antropica eccessiva), è ancora possibile invertire la tendenza che ha portato alla perdita degli ecosistemi d'acqua dolce stagnante costieri, per lo meno nell'area che ne era più ricca: la Piana d'Albenga.
Recentemente è stata proposta l'istituzione di un nuovo SIC finalizzato alla tutela di questi habitat (tra cui gli "stagni temporanei mediterranei", considerati habitat prioritari dalla Direttiva 92/43/CEE) nei Comuni di Garlenda e Villanova d'Albenga e, in particolare alla conservazione della relitta popolazione di testuggine palustre (Emys orbicularis) dell'Albenganese.
Questa specie, considerata a rischio di estinzione e compresa nella Red List IUCN, è inclusa nell'Allegato II (Specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione) e nell'Allegato IV (Specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) della Direttiva 92/43/CEE, recepita con D.P.R. 357/97; risulta altresì inclusa nell'Allegato II (Specie di fauna rigorosamente protette) della Convenzione di Berna, recepita con Legge n.503/81 e particolarmente protetta ai sensi della L.R. n. 4/92 "Tutela della fauna minore".
La testuggine palustre, almeno fino agli anni '60, era tanto comune in tutti gli ambienti d'acqua stagnante della Piana di Albenga, quanto sconosciuta nel resto della Regione Liguria. Le bonifiche, la captazione d'acqua per uso irriguo e l'utilizzo di pesticidi e diserbanti hanno rapidamente portato questa specie sull'orlo dell'estinzione: fino a nove anni fa ritenuta del tutto estinta, la testuggine dell'Albenganese è stata riscoperta nel 1994 dall'Acquario di Genova ed è stata in seguito oggetto di un programma di conservazione volto a ripristinare almeno una parte degli habitat e delle popolazioni naturali di questa specie.


La strategia di intervento portata finora avanti dai vari partner del progetto – Provincia di Savona, Università di Genova, Acquario di Genova, Comunità Montana "Ingauna", Corpo Forestale dello Stato, Pro Natura Genova, WWF – ha riguardato principalmente il recupero di esemplari autoctoni di testuggini palustri, la loro riproduzione in cattività in condizioni seminaturali, il monitoraggio delle popolazioni in natura, la sensibilizzazione degli abitanti e delle amministrazioni locali e le indagini tassonomiche. Proprio queste ultime hanno evidenziato che la popolazione di testuggini dell'Albenganese mostra caratteri unici che ne giustificano pienamente l'attribuzione ad una nuova sottospecie: quest'ultima rappresenta il primo vertebrato endemico della Liguria.
La Regione Liguria ha finanziato questo progetto di studio e di conservazione nell'ambito dei Fondi Strutturali della Comunità Europea Docup Obiettivo 2 per la valorizzazione della Rete Natura 2000.

La azioni del progetto sono mirate a:
· valorizzare gli habitat umidi ad alto livello di biodiversità dei pSIC dell'albenganese;
· migliorare la fruibilità di queste aree protette nell'ambito di programmi di educazione ambientale e di ecoturismo;
· diffondere le conoscenze inerenti le aree umide mediterranee e le specie a rischio di estinzione;
· sensibilizzare e informare le istituzioni locali, il mondo scientifico, della scuola, dei "media";
· potenziare le attività di riproduzione in cattività della testuggine palustre dell'Albenganese ai fini di interventi di ripopolamento nei pSIC vocati alla specie;
· valorizzare le potenzialità didattiche e comunicative del programma di riproduzione in cattività e di conservazione della testuggine palustre;

I motivi di interesse di questo progetto sono molteplici:
· per la prima volta, almeno a livello regionale, si attua un progetto organico di conservazione per una specie a grave rischio di estinzione;
· la popolazione ingauna di testuggine palustre (nuova sottospecie di Emys orbicularis in corso di descrizione) è l'unico vertebrato endemico della Liguria e mantiene, purtroppo, un altro primato, essendo certamente il vertebrato a maggior rischio d'estinzione in Liguria: il monitoraggio capillare di tutti i nuclei di testuggini conosciuti ha portato all' individuazione di soli 25 esemplari ancora presenti in natura!
· è un classico esempio di effetto scudo: una sola specie - la testuggine palustre - fa da scudo a tutto l'ecosistema in quanto, per tutelare essa, è necessario conservare e ripristinare l'intero ecosistema;
· il progetto dispone di un'enorme base di lavoro consolidata durante gli ultimi otto anni (è dal 1996 che i partner del programma di conservazione si occupano della popolazione di testuggine palustre dell'Albenganese e del loro habitat);
· per i suddetti motivi, le ricadute in termini di immagine degli enti coinvolti e di educazione ambientale del pubblico sono considerevoli.

I punti di forza del progetto

el dettaglio si elencano i punti di forza che rendono il progetto particolarmente significativo a livello regionale:

· il progetto si avvale di una struttura operativa già collaudata, costituita dagli enti che hanno sottoscritto il Protocollo d'intesa per la tutela e la valorizzazione della testuggine palustre; tali enti sono già impegnati con risorse umane ed economiche nella sua attuazione.

· il progetto conta sulla adesione e collaborazione delle amministrazioni comunali locali;

· il progetto mira alla valorizzazione degli unici pSIC del territorio provinciale di Savona (e tra i pochissimi della Liguria) individuati per la tutela dell'habitat prioritario "stagni temporanei mediterranei", particolarmente rari e vulnerabili in contesti planiziali costieri altamente antropizzati;

· il progetto assume come simbolo una specie altamente evocativa (la testuggine palustre) che rappresenta l'unico vertebrato endemico della Liguria e che, in singolare contemporaneità alla sua "scoperta" per la scienza, risulta anche il più minacciato di estinzione. Tale elemento faunistico, biologicamente all'apice delle catene trofiche degli habitat umidi, rappresenta anche una "specie scudo" per la conservazione di intere biocenosi.

Iniziative di conservazione intraprese

Non diversamente da quanto accade per qualsiasi altro progetto di conservazione, gli sforzi dei partner del progetto sono stati, fin dall'inizio, diretti soprattutto verso la tutela degli habitat in cui la specie è ancora presente. A questo scopo sono stati avviati proficui rapporti di collaborazione con alcune amministrazioni locali, nei cui comprensori sono ancora presenti habitat in cui è stata segnalata Emys orbicularis, oppure che perlomeno presentano i requisiti necessari per attuarne la reintroduzione; contemporaneamente, sono state intraprese trattative con i proprietari di alcune piccole zone umide, valutando la possibilità di acquisirle.
Il gruppo di individui ospitati presso l'Acquario di Genova si è ben adattato alla vita in cattività ma, purtroppo, nel corso del primo anno non si è riusciti a far riprodurre le testuggini, probabilmente a causa di un insufficiente periodo di acclimatamento.
Ritenendo che le condizioni ricreate presso l'Acquario di Genova non fossero ottimali al fine della riproduzione in cattività delle testuggini - soprattutto per quanto concerneva la limitatezza dello spazio a disposizione e l'assenza di luce solare - fu valutata la possibilità di spostare gli animali in una struttura da realizzarsi ad hoc nella loro zona di origine, cioè nella Piana di Albenga. Il progetto, per il quale venne individuato un sito ideale all'interno del vivaio forestale gestito dalla Comunità Montana "Ingauna", si tramutò in breve in realtà con un finanziamento dell'Amministrazione Provinciale di Savona ed alcune sponsorizzazioni. Nel giugno 2000 i nove adulti venivano quindi spostati nel nuovo centro di riproduzione appena realizzato. Esso consiste in una struttura modulare di 150 m2, al cui interno sono state ricavate quattro zone adibite ad altrettanti funzioni (vasche di diverse dimensioni per adulti e giovani, siti di svernamento, siti di deposizione, vasca di quarantena).
Durante i primi due anni di vita i giovani nati al Centro vengono ospitati in vasche appositamente realizzate, dotate di una parte acquatica profonda pochi centimetri, ubicate presso l'Acquario di Genova. Nella primavera successiva al compimento del secondo anno verranno spostati al Centro, dove trascorreranno almeno un anno di acclimatazione a condizioni relativamente simili a quelle naturali, prima che venga effettuato il rilascio in natura.
Durante il primo anno di attività del centro si sono verificate due deposizioni, con la nascita di 11 individui; nel 2001 si sono avute 9 nascite, mentre le deposizioni del 2002 hanno portato alla nascita di 6 piccoli.
Il centro di riproduzione e gli interventi di conservazione correlati sono gestiti da un Gruppo di Lavoro Permanente costituito da: Provincia di Savona (Servizio Ecologia e Guardie Ecologiche Volontarie), Coordinamento Provinciale di Savona del Corpo Forestale dello Stato, Comunità Montana "Ingauna" di Albenga, Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle sue Risorse (DIP.TE.RIS.) dell'Università di Genova, Acquario di Genova e tre associazioni ambientaliste (Pro Natura Genova, WWF Delegazione Liguria, Vivinatura Savona).
In contemporanea con le attività di riproduzione controllata ex situ, il Gruppo di Lavoro sta attuando il monitoraggio dei siti in cui è stata riscontrata la presenza di Emys orbicularis e si sta adoperando per garantire in essi adeguate condizioni di tutela. Per alcuni siti, "scoperti" successivamente alla individuazione della rete "Natura 2000" in Liguria, è stato proposto il riconoscimento di un nuovo Sito di Importanza Comunitaria grazie al coinvolgimento delle tre amministrazioni comunali di Albenga, Garlenda e Villanova d'Albenga. Esso risulta comprensivo di due aree corrispondenti alla ex cava in località Valloni e ad un tratto del torrente Lerrone; è auspicabile che in un prossimo futuro esso comprenda anche il rio Carenda e lo stagno sito in località Salea.
Per tutti tali siti, con Deliberazione del Consiglio n. 5 del 27 febbraio 2003, la Provincia di Savona con il Piano provinciale delle aree protette ha stabilito il riconoscimento e la classificazione come Aree protette di interesse provinciale.

Dati Storici sulla presenza della testuggine palustre in liguria

I più antichi resti di Emys orbicularis in Liguria sono stati rinvenuti nel Würmiano inferiore della Grotta del Principe a Grimaldi (IM). Analizzando i dati raccolti nel corso della preparazione dell'Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Liguria, Andreotti (1994) riporta l'esistenza - 15 km ad est di Albenga, nel sito delle Arene Candide presso Finale Ligure (SV) - di un sito preistorico nel quale vennero trovati alcuni resti di testuggini palustri. Anche nel sito neolitico di Fenestrelle (Varazze, SV) è stato rinvenuto un reperto attribuito ad Emys orbicularis, attualmente conservato presso il Museo Archeologico di Alpicella (Varazze). Un reperto dell'Età del Bronzo, datato fra il XVIII ed il XVII secolo a.C., conservato presso il museo archeologico di Finale Ligure, risulta ricavato da un frammento di carapace di Emys orbicularis, rinvenuto nella Caverna dell'Acqua a Sant'Antonino, nel Comune di Finale Ligure. Andreotti (1994) sottolinea l'assenza di dati storici anteriori al XX secolo e la scarsità di segnalazioni recenti: a questo proposito, cita alcuni esemplari conservati facenti parte delle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale "Giacomo Doria" di Genova, raccolti negli anni '60 nella Piana di Albenga e nel rio Torsero (SV). Un carapace è conservato presso il "Natural History Museum" di Londra e tre esemplari sono conservati presso il "Senckenberg Museum" di Francoforte. L'assenza completa di segnalazioni nelle ultime tre decadi del XX secolo porta Andreotti a concludere che "la ricerca condotta per la realizzazione dell'Atlante sembra dimostrare che la testuggine palustre sia virtualmente estinta in Liguria, anche se individui isolati potrebbero ancora trovarsi alla foce del fiume Centa".

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