Sabato, 27 Settembre 2014 16:28

Tartarughe marine in Egitto

 

 

Viaggio alla ricerca e scoperta della situazione delle tartarughe marine in Egitto.

Base d’appoggio, la baia del complesso turistico del Floriana Resort a Marsa Alam, dove ci siamo avvalsi della collaborazione del biologo Francesco Pensa, responsabile in loco del progetto STE (Scuba Tourism for the Environment) che monitorizza lo stato della barriera corallina con tutti i suoi abitanti e quindi anche le tartarughe marine.

Il progetto STE è il più grande monitoraggio della barriera corallina del Mar Rosso,  che si avvale della collaborazione dei cittadini volontari a cui piace immergersi e fare snorkeling, nella salvaguardia del mare che tanto amano. Questi compilano schede con domande sugli avvistamenti in barriera corallina, tanto che nel 2011 ne sono state raccolte 5.154, che sommate a quelle dei 4 anni precedenti, portano il totale ad oltre 23.000. Oltre ai siti più conosciuti del Mar Rosso, sono stati raccolti dati anche da mete meno turistiche come Berenice, nell’Egitto meridionale, il Sudan, fino Yanbù Al-Bahr e Rabigh sulla costa araba.  Questo il sito di riferimento:  www.steproject.org

Il nostro riferimento era anche il progetto HEPCA (Red Sea Turtle Conservation and Research Project).

Il progetto HEPCA monitorizza la parte sud del Mar Rosso in diverse lagune o baie della costa, dove le tartarughe sono prevalentemente stanziali perché trovano acque basse con fondali ricchi di alghe, principale alimento delle nostre amiche.

Il Red Sea Turtle Project è stato creato per capire il comportamento delle tartarughe marine nei principali fondali di alimentazione nel sud del Mar Rosso egiziano. Un team di ricerca conduce inchieste mensili nel settore da Marsa Abu Dabbab a Wadi Lahmi e raccoglie dati sulla quantità e la distribuzione delle tartarughe marine, con una particolare attenzione alle Chelonia mydas  in via di estinzione. Vengono raccolti anche i dati sulla struttura della popolazione, comportamenti e movimenti.

In Egitto sono presenti 5 delle 7 specie esistenti al mondo:

- Chelonia mydas

- Eretmochelys imbricata

- Dermochelys coriacea

- Caretta caretta

- Lepidochelys olivacea

Le tartarughe marine sono rettili con un lungo periodo di vita caratterizzati da una crescita lenta, tarda maturità sessuale e elevati tassi di mortalità durante i loro primi stadi di sviluppo (uova, larve, giovani). Per questo motivo, sono considerati estremamente vulnerabili a qualsiasi tipo di sfruttamento eccessivo e il recupero della popolazione può richiedere decenni. Tutte le cinque specie sono inserite nella Lista Rossa IUCN sia come in pericolo di estinzione (Dermochelys coriacea), in via di estinzione (Caretta caretta e Chelonia mydas) o vulnerabili (Lepidochelys olivacea). Inoltre, sono tutte inserite nell'appendice I della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), il che significa che il commercio di tartarughe marine e di prodotti derivati è vietato nei paesi firmatari. Le Chelonia mydas sono ampiamente distribuiti nelle acque tropicali e subtropicali, nei pressi della costa continentale e/o intorno alle isole. Esse sono note per alimentarsi su praterie di fanerogame poco profonde e di impegnarsi su lunghe migrazioni dalle colonie alle aree di alimentazione. Di solito queste migrazioni sono effettuate lungo la costa, anche se ci sono alcune eccezioni (ad esempio la popolazione a Ascension Island). Le Chelonia mydas sono note per nidificare nel Mar Rosso. Indagini sulle nidificazioni sono state condotte in Arabia Saudita (1986-1987 e dal 1989 al 1997), nello Yemen 20 anni fa e più recentemente con uno studio dell'UNEP, in Egitto 25 anni fa e recentemente 2001-2009 su base annuale, e brevemente in Somalia. Mentre le principali aree di nidificazione di questa specie sono già state individuate, informazioni sulle zone di alimentazione sono sostanzialmente carenti. Le tartarughe marine hanno una distribuzione circumglobale, tropicale e in misura minore sub-tropicale, nelle acque dell'Atlantico centrale e Indo-Pacifico. Le tartarughe marine sono note  vivere in acque limpide e si nutrono di invertebrati tra cui numerosi coralli e spugne. Nella regione del Mar Rosso, i dati su questa specie sono disponibili dal Sudan, Yemen, Egitto e Arabia Saudita. Siti di nidificazione sono già stati individuati; punti di foraggiamento si trovano solitamente su barriere coralline. Rapporti sulle tartarughe Caretta caretta provengono principalmente dallo Yemen. Lepidochelys olivacea e Dermochelys coriacea sono viste solo sporadicamente  nella regione del Mar Rosso, in genere per l'alimentazione. Nessuna attività di nidificazione per queste due specie è stata osservata. Le tartarughe marine hanno un ruolo essenziale nel mantenere il Mar Rosso sano e pieno di vita. Le Chelonia mydas, note  anche come "mucche di mare", mantengono le praterie di fanerogame sane, che ospitano esemplari in fase riproduttiva, i loro giovani e un gran numero di altri invertebrati come molluschi e crostacei che sono alla base della catena alimentare. Le tartarughe marine si nutrono di coralli e spugne e quindi mantengono l'equilibrio tra queste due popolazioni. Questo equilibrio ha dimostrato di essere fondamentale per una barriera corallina sana. Sia Dermochelys coriacea che Lepidochelys olivacea si alimentano di meduse, pesci di piccola dimensione e di altri animali che vivono nella colonna d'acqua. Queste due specie di tartarughe riducono la pressione su molte altre specie ittiche che vivono nel Mar Rosso.

Importanza di questo progetto:

La conservazione delle tartarughe marine non è utile solo per le tartarughe, ma riguarda anche gli habitat che usano e che anche noi godiamo, come le barriere coralline. Una sana popolazione di tartarughe marine dipende da noi e come utilizziamo le risorse che condividiamo con questi animali. Nel Mar Rosso, le principali minacce per le tartarughe marine vengono dall’irresponsabile sviluppo costiero che distrugge le spiagge di nidificazione e le zone di alimentazione, come le praterie marine e le barriere coralline; l’illuminazione artificiale sulle principali spiagge di nidificazione che disorienta sia la nidificazione delle tartarughe che i neonati; l’immondizia e borse di plastica che possono essere ingerite per errore dalle tartarughe e provocare una morte lenta e dolorosa, l'inquinamento nell'acqua che è spesso associato a malattie come il tumore fibropapilloma; gli ancoraggi irresponsabili che distruggono sia le praterie marine che le barriere coralline; le barche ad alta velocità e moto d'acqua che possono seriamente ferire le tartarughe marine e causare la morte; la pesca accidentale in particolare pescherecci industriali. Mentre le informazioni generali sulle potenziali minacce sono disponibili, le fonti dettagliate di mortalità e dati quantitativi sono sostanzialmente carenti.

Tutte le nostre escursioni sono state effettuate senza l’ausilio delle bombole, quindi in “snorkeling”.

Abbiamo effettuato 18 avvistamenti ma sono stati tutti di Chelonia mydas (tartaruga verde).

Le tre baie visitate:

- Marsa Abu Dabbab

- Floriana Lagoon

- Marsa El Loli

Marsa Abu Dabbab

Floriana Lagoon

La prima, con un bellissimo reef che inizia praticamente da due metri dalla spiaggia, dal lato sinistro, meta continua dei turisti di tutti i villaggi-vacanza di Marsa Alam, ma con una decina di tartarughe di grandi dimensioni e molto tranquille, che si fanno avvicinare tantissimo, specialmente mentre mangiano le alghe nella parte del fondale basso. Qui, purtroppo, nonostante le guide dicano sempre di non toccarle, sono “vittime” di tanti incoscienti e maleducati. Gli esemplari stanziali, come detto, sono di grandi dimensioni, tranne uno di nome Hope che misura circa 30-40cm.

In questa baia, abbiamo avvistato 4 esemplari e li abbiamo riconosciuti dalle foto del progetto HEPCA nei nomi di Ahmed, Amina, Kiki e Hope, grazie alle scaglie delle teste, in quanto ogni esemplare ha la composizione delle scaglie, diverse dagli altri esemplari.

Ahmed

Amina

Kiki

Hope

A Marsa El Loli, dove c’è la più bella spiaggia della zona,  abbiamo fatto una breve immersione ma senza avvistamenti, in quanto qui predomina il reef e le tartarughe sono più difficili da avvistare se non con buona dose di fortuna. 

La maggior parte delle escursioni sono state effettuate nella laguna del Floriana dove stanziano abitualmente una decina di esemplari di medie dimensioni di Chelonia mydas ed una Eretmochelys imbricata. Su 6 escursioni abbiamo avvistato 14 esemplari (di cui ben 6 nell’ultima escursione), solitamente intenti a mangiare alghe sul fondale sabbioso. Siccome in questa bella baia ci sono due strutture turistiche, di cui una molto grande (Floriana Lagoon) che porta in acqua giornalmente diverse centinaia di turisti dediti allo snorkeling,  gli avvistamenti più frequenti erano negli orari più tranquilli del primo mattino, primo pomeriggio e tardo pomeriggio.  Nel progetto HEPCA la baia del Floriana Lagoon non ha classificazioni di esemplari di tartarughe,  quindi abbiamo dato lo spunto al nostro amico biologo Francesco Pensa, di iniziare una classificazione degli esemplari stanziali,  di cui almeno 4 sono già stati riconosciuti dai caratteri delle scaglie delle teste e dei disegni dei carapaci.  L’idea è quella di sfruttare le tante foto che i turisti fanno agli esemplari stanziali,  ovviamente considerando solo le foto di buona qualità,  ma anche stimolandoli a scattare foto per la classificazione.

Ovviamente nelle tante escursioni abbiamo goduto della vista dei tantissimi pesci e coralli dai mille colori,  ma devo dire che purtroppo in acqua troppo spesso si trovavano sacchetti di plastica galleggianti, uno dei più grossi pericoli per le tartarughe marine che li scambiano per delle meduse, ottimo cibo per loro.  Una sera, prima del tramonto, dopo quasi una mezzora che seguivo, fotografando e filmando una bella tartaruga, mantenendomi rigorosamente a distanza e cercando di non disturbarla troppo,  sono stato costretto a spaventarla, proprio nel momento in cui lei stava addentando un pezzo di plastica azzurra che galleggiava in superficie; ovviamente ho perso la sua gradevole compagnia ma gli ho evitato una brutta “indigestione”. Scena molto toccante è stata nell’ultima immersione, quando stavo seguendo una tartaruga sub-adulta che nuotava elegantemente a mezz’acqua,  lei ha avvistato un’altra tartaruga intenta a mangiare alghe,  e si è diretta dolcemente verso il fondale ;  una volta trovatosi una di fronte all’altra, si sono toccate il muso, allungando i colli, come in una sorta di riconoscimento e di saluto, per poi tornare ognuna per le proprie strade.

Il progetto HEPCA  sta cercando di istruire le popolazioni locali a non pescare e quindi a non mangiare più le tartarughe, spiegando loro che sono molto più importanti da vive, specialmente qui che il mare è molto generoso coi pescatori che sono comunque regolamentati e possono pescare solo con le lenze, quindi niente reti. Alcuni locali mi dicevano che attualmente qualcuno le pesca non per mangiarle ma per sfruttarle come oggetti da circo con i turisti; per fortuna non ho assistito ad uno di questi tristi spettacoli.

Ottobre 2012

Agostino Montalti

Pubblicato in Risorse
Giovedì, 19 Giugno 2014 18:39

Natator depressus

Natator depressus (Garman, 1880)

Tartaruga a dorso piatto, Flatback Sea Turtle, Tortuga plana

CLASSIFICAZIONE

Classe: Reptilia
Ordine: Testudines
Sottordine: Cryptodira
Famiglia: Cheloniidae
Genere: Natator
Specie: depressus

STATUS GIURIDICO

E' inserita in Appendice I CITES.
Nonostante in confronto ad altre specie di tartarughe marine conta conta in totale meno esemplari, bisogna prendere in considerazione che il suo areale è abbastanza limitato, quindi contrariamente a quanto si possa pensare, Natator depressus probabilmente è tra le tartarughe marine, la meno soggetta a pericolo di estinzione.

DISTRIBUZIONE E HABITAT

Vive esclusivamente lungo le coste settentrionali dell'Australia, fino a quelle meridionali della Nuova Guinea.
Frequenta preferibilmente le acque costiere e le barriere coralline.

CARATTERISTICHE FISICHE

Raggiunge i 100 cm di lunghezza del carapace, con un peso di circa 70 kg.
Il carapace è di forma ovale, piatto e largo; la sua colorazione di base è grigia. Il piastrone invece è più chiaro, tendente al giallo. I piccoli alla nascita sono di un colore uniforme che varia dal grigio al verde oliva, con il bordo di ogni scuto del carapace marcato di nero.
La testa presenta ai lati 3 squame postorbitali.

DIMORFISMO SESSUALE

I maschi presentano rispetto alle femmine, una coda più lunga e larga alla base.

ALIMENTAZIONE

La specie è onnivora, anche se prevalentemente carnivora. Si nutre di alghe, pesci e vari invertebrati marini.

RIPRODUZIONE

La deposizione avviene lungo la costa a Nord dell'Australia, nel periodo che va da Ottobre a Gennaio.
Lo scavo nella sabbia inizia con gli arti anteriori e prosegue, fino alla chiusura completa del nido, con quelli posteriori.
Ogni deposizione, che solitamente avviene con intervalli di almeno 20 giorni l'una dall'altra, con un massimo di 4 per stagione, comprende dalle 50 alle 80 uova, relativamente poche. Dopo circa 45 giorni i piccoli inizieranno a salire in superficie e a raggiungere il mare.

NOTE

Le uova di Natator depressus sono minacciate da numerosi predatori, oltre che da specie autoctone, soprattutto da quelle introdotte negli anni dall'uomo, come ad esempio i maiali selvatici (quest'ultimi sono circa 20 milioni sparsi per l'Australia), che grazie al loro olfatto riescono a scovare facilmente i nidi.

Autore: Enrico Di Girolamo ©

Pubblicato in Tartarughe marine
Giovedì, 19 Giugno 2014 18:38

Lepidochelys olivacea

Lepidochelys olivacea (Eschscholtz, 1829)

Tartaruga olivacea, Olive Ridley Turtle, Tortuga golfina

CLASSIFICAZIONE

Classe: Reptilia
Ordine: Testudines
Sottordine: Cryptodira
Famiglia: Cheloniidae
Genere: Lepidochelys
Specie: olivacea

STATUS GIURIDICO

La specie è protetta da vari trattati nazionali e internazionali come IAC (Inter-American Convention for the Protection and Conservation of Sea Turtles). E' inserita in appendice I CITES. In passato è stata tra le tartarughe marine la specie maggiormente soggetta a rischio estinzione; milioni di esemplari sono stati oggetto di cattura da parte dell'uomo, adesso grazie alle normative che la salvaguardano la situazione è notevolmente migliorata.

DISTRIBUZIONE E HABITAT

Vive principalmente nelle acque tropicali dell'Oceano Pacifico e dell'Oceano Indiano, frequenta anche l'Oceano Atlantico ma esclusa la parte settentrionale. Si può incontrare sia lungo le zone costiere, incluse baie ed estuari, che in mare aperto.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI

Generalmente è attiva durante tutto l'anno.
Effettua annualmente lunghe migrazioni, sono stati osservati esemplari anche a circa 4000 km dalla costa.

CARATTERISTICHE FISICHE

Insieme a Lepidochelys kempii è una delle tartarughe marine di minori dimensioni; la lunghezza degli esemplari adulti varia tra i 60 e i 70 cm, raramente raggiungono i 75 cm. Il peso è in media di 50 kg. Il carapace è caratterizzato dalla presenza di 6 o oltre (a volte anche in modo asimmetrico) paia di scuti laterali; sul piastrone sono presenti invece 4 paia di scuti inframarginali che collegano questo al carapace.
La colorazione del carapace varia dal verde oliva al grigio, con tonalità più o meno scure; il piastrone è più chiaro, tendente al giallo.

DIMORFISMO SESSUALE

I maschi presentano rispetto alle femmine, una coda più lunga e più larga alla base.

ALIMENTAZIONE

Specie carnivora, la sua dieta è caratterizzata da vari invertebrati marini (molluschi e crostacei), pesci e sue larve.

RIPRODUZIONE

La maturità sessuale è raggiunta intorno ai 15 anni, o comunque raggiunti i 60 cm circa di lunghezza per le femmine. Queste durante una stagione riproduttiva compiono da due a tre deposizioni, ognuna delle quali caratterizzata da circa 100 uova. L'incubazione dura 50 o 60 giorni. Questa specie è nota per il gran numero di esemplari che si riuniscono sulle spiaggia per nidificare, in alcuni siti sono state contate oltre 100.000 tartarughe e relativi nidi, questo comportamento è conosciuto con il termine di "arribada".

Autore: Enrico Di Girolamo ©

Pubblicato in Tartarughe marine
Giovedì, 19 Giugno 2014 18:36

Lepidochelys kempii

Lepidochelys kempii (Garman, 1880)

Tartaruga bastarda, Kemp's Ridley Sea Turtle

CLASSIFICAZIONE E TASSONOMIA

Classe: Reptilia
Ordine: Testudines
Sottordine: Cryptodira
Famiglia: Cheloniidae
Genere: Lepidochelys
Specie: kempii

Il nome comune "Tartaruga bastarda" deriva dal fatto che un tempo gli esemplari appartenenti a questa specie, venissero da alcuni considerati erroneamente ibridi tra Caretta caretta e Chelonia mydas.

STATUS GIURIDICO

E' inserita in Appendice I CITES.
Tra le tartarughe marine, è una delle specie ad alto rischio di estinzione, a causa della cattura indiscriminata da parte dell'uomo e della riduzione delle zone di riproduzione.

DISTRIBUZIONE E HABITAT

Vive nell'Oceano Atlantico settentrionale, principalmente nel Golfo del Messico, tanto da poter essere considerata specie strettamente messicana; può comunque spingersi tranquillamente anche sulla parte orientale raggiungendo le coste dell'Europa.
Predilige le zone costiere.

CARATTERISTICHE FISICHE

Lepidochelys kempii è la più piccola tra le tartarughe marine; raggiunge una lunghezza massima di 70 cm e un peso di circa 45 kg.
La colorazione del carapace va dal grigio al verde, il piastrone invece è più chiaro, tendente al giallo.
Il carapace è di forma quasi circolare e caratterizzato da 5 paia di scuti costali.

DIMORFISMO SESSUALE

I maschi presentano rispetto alle femmine, una coda più lunga e più larga alla base.

ALIMENTAZIONE

La specie è carnivora. L'alimentazione è caratterizzata principalmente da granchi, calamari e altri invertebrati marini.

RIPRODUZIONE

Il periodo della riproduzione va da Marzo fino ad Agosto. Le femmine possono deporre ogni anno fino a 3 volte, con intervalli di circa 20 giorni da una deposizione all'altra, e ognuna di queste è caratterizzata da 100 o più uova.
Lepidochelys kempii si caratterizza per il fatto che preferisce il giorno per la deposizione, al contrario delle altre specie che prediligono la notte in modo da ridurre il pericolo dei predatori.
L'incubazione dura circa 60 giorni, trascorsi questi, i piccoli iniziano a raggiungere la superficie. Le temperature di incubazione influenzano il sesso dei nascituri.
Questa specie, insieme a Lepidochelys olivacea, è nota per il gran numero di esemplari che si riuniscono contemporaneamente sulle spiaggia per nidificare; questo fenomeno è conosciuto con il nome di "arribada".

NOTE

Nel 2009 è stato rinvenuto un esemplare di questa specie nello Stretto di Messina, il quinto ritrovamento finora nel Mediterraneo e il primo in Italia. Dopo le cure del caso, è stato rilasciato in mare nell'Ottobre del 2010, munito di un microtrasmettitore satellitare per seguirne gli spostamenti, dato che non è una specie presente nel Mediterraneo.

Autore: Enrico Di Girolamo ©

Pubblicato in Tartarughe marine
Giovedì, 19 Giugno 2014 18:33

Eretmochelys imbricata

Eretmochelys imbricata (Linnaeus, 1766)

Tartaruga embricata, Hawksbill Turtle, Tortuga carey

CLASSIFICAZIONE E TASSONOMIA

Classe: Reptilia
Ordine: Testudines
Sottordine: Cryptodira
Famiglia: Cheloniidae
Genere: Eretmochelys
Specie: imbricata

Tradizionalmente si distinguono due sottospecie:

Eretmochelys imbricata imbricata (Linnaeus, 1766): Oceano Atlantico

Eretmochelys imbricata bissa (Rüppell, 1835): Oceano Pacifico e Indiano

STATUS GIURIDICO

E' inserita in Appendice I CITES e in Appendice II Convenzione di Berna; è salvaguardata anche da varie normative americane essendo considerata "Endangered Species".
La specie è in via di estinzione a causa principalmente della cattura e uccisione per la commercializzazione di prodotti ricavati da essa, infatti i particolari scuti del carapace la rendono un ambito trofeo.

DISTRIBUZIONE E HABITAT

Vive nelle acque tropicali dell'Oceano Atlantico, Pacifico e Indiano, raramente si spinge anche in mari temperati.
Frequenta maggiormente acque basse lungo le zone costiere rocciose e le barriere coralline, si sposta sul fondo in cerca di cibo.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI

Generalmente è attiva durante tutto l'anno.
Tra le specie di tartarughe marine, è considerata la meno migratoria.

CARATTERISTICHE FISICHE

La lunghezza massima del carapace è di circa 95 cm, comunque entro il metro di lunghezza. Il peso è in media di 60 kg, sono stati comunque registrati anche casi di esemplari adulti che raggiungono i 120 kg.
Caratteristica principale di questa specie è l'embricatura(da questa deriva il nome scientifico) degli scuti del carapace che si presentano appunto uno sopra all'altro; questa particolarità comunque non è evidente in esemplari giovani o molto vecchi.
La testa e gli arti hanno una colorazione tendente al nero, come il carapace che presenta inoltre sfumature e macchie che vanno dal rossastro al giallo; il piastrone è giallo. Gli esemplari appena nati hanno una colorazione scura uniforme.
Sulla testa sono presenti 2 paia di squame prefrontali e la ranfoteca è particolarmente pronunciata e dalla forma simile al becco di un rapace.

DIMORFISMO SESSUALE

I maschi presentano rispetto alle femmine, una coda più lunga e più larga alla base.

ALIMENTAZIONE

E' onnivora ma raramente si nutre di piante o alghe, la sua dieta è caratterizzata principalmente da spugne e vari invertebrati marini quali molluschi e crostacei.

RIPRODUZIONE

Gli accoppiamenti avvengono vicino alla costa, in prossimità delle spiagge scelte per la nidificazione. Il ciclo riproduttivo solitamente è triennale, il periodo della nidificazione è compreso tra Maggio e Novembre nelle zone dell'Oceano Pacifico e tra Aprile e Ottobre per quanto riguarda l'Oceano Atlantico. Si possono avere da 2 fino a 6 nidiate con intervalli di circa 20 giorni l'una dall'altra. Il periodo che intercorre dalla deposizione alla schiusa è in media di 60 giorni. Trascorsi questi, i piccoli iniziano a salire in superficie, preferibilmente durante la notte in modo da ridurre il pericolo dei predatori, e aiutati dal riflesso della luna e delle stelle raggiungono il mare.

Autore: Enrico Di Girolamo ©

Pubblicato in Tartarughe marine
Giovedì, 19 Giugno 2014 18:31

Dermochelys coriacea

Dermochelys coriacea (Vandelli, 1761)

Tartaruga liuto - Leatherback Turtle, Luth Turtle - Tortuga laúd

CLASSIFICAZIONE E TASSONOMIA

Classe: Reptilia
Ordine: Testudines
Sottordine: Cryptodira
Famiglia: Dermochelyidae
Genere: Dermochelys
Specie: coriacea

E' l'unica specie vivente della famiglia Dermochelyidae.

Tradizionalmente si distinguono due sottospecie:
Dermochelys coriacea coriacea
 (Vandelli, 1761): Oceano Atlantico
Dermochelys coriacea schlegelii
 (Garman, 1884): Oceano Pacifico e Indiano

STATUS GIURIDICO

E' inserita in appendice I CITES, in appendice II Convenzione di Berna, in Italia è protetta dalla legge n. 156 del 1980, quindi ne sono vietate la detenzione e la vendita.
E' la specie di tartaruga marina più rara. E' considerata a rischio critico di estinzione, a causa della distruzione dei siti di nidificazione, della caccia cui è stata soggetta per le qualità del suo grasso, della predazione dei nidi da parte dell’uomo e animali introdotti, e soprattutto per i sacchetti di plastica presenti nel mare che scambia per le sue prede preferite, le meduse.

DISTRIBUZIONE

Vive nell'Oceano Atlantico, Pacifico e Indiano; è avvistabile occasionalmente anche nel Mar Mediterraneo ma soprattutto lungo le coste Nord-africane.

HABITAT

Frequenta preferibilmente mari caldi e temperati, ma è l'unica tartaruga marina che si spinge anche in acque artiche, come quelle dell'Alaska, e circumpolari. Questo è possibile grazie alla massa di grasso che ricopre il suo corpo, proteggendola dalle basse temperature.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI

Generalmente è attiva durante tutto l'anno. Essendo una specie pelagica, cioè si muove seguendo le correnti marine, essa privilegia il mare aperto e raramente si avvicina lungo le coste, tranne durante il periodo della riproduzione o per cacciare.
Altra caratteristica comportamentale, è lo stile di nuoto. Diversamente dalle altre tartarughe marine che per nuotare muovono gli arti alternativamente, Dermochelys coriacea li muove simultaneamente, facilitando lo spostamento del suo pesante corpo.

CARATTERISTICHE FISICHE

E' la tartaruga più grande esistente al mondo. La lunghezza del carapace in media varia tra 170 e 190 cm, ma non sono rari gli avvistamenti di esemplari che superano i 2 metri, e può arrivare a pesare più di 600 kg. La colorazione è molto scura, nera, bluastra con sfumature di bianco e rosa.
Caratteristica principale, che la differenzia da tutte le altre specie di tartarughe marine, è il carapace, allungato e composto da placche ossee (e non placche cornee, tipiche del carapace delle altre tartarughe), disposte come un mosaico e ricoperte da pelle simile al cuoio e liscia. Inoltre il carapace è caratterizzato da 7 carene longitudinali e il piastrone da 5 carenature. Il suo esofago è ricoperto da spine molto sviluppate, rivolte all'indietro per trattenere meglio prede sfuggenti; questa caratteristica è comune anche alle altre specie marine. Un'altra particolarità distintiva della specie, è l'assenza di unghie nelle pinne anteriori.

DIMORFISMO SESSUALE

Nel maschio il piastrone è concavo e la coda raggiunge e talvolta supera la lunghezza delle natatoie posteriori, nella femmina invece la coda è più corta degli arti.

ALIMENTAZIONE

L'alimentazione comprende soprattutto meduse, ma non disdegna pesci, crostacei e molluschi come celenterati e cefalopodi. Si nutre anche della velenosa medusa Physalia physalis, comunemente detta caravella portoghese.

RIPRODUZIONE

Il periodo della nidificazione varia a seconda della latitudine, ad esempio nell’emisfero boreale va da Novembre a Marzo. E' l'unica tartaruga marina che si riproduce anche in Inverno. Una femmina può deporre fino a 7 volte a stagione, con un intervallo di quasi 14 giorni esatti. Ogni deposizione comprende circa 50-150 uova, solitamente è la tartaruga marina che ne depone di meno. L'incubazione dura dai 50 ai 70 giorni, dipende dalla temperatura.

NOTE

Un tempo Dermochelys coriacea nidificava anche nelle spiagge del Mar Mediterraneo (e presumibilmente della Sicilia), adesso è possibile avvistarla solo di rado e di passaggio. Nel Febbraio del 2011 si è arenato un esemplare nell'Agrigentino, deceduto dopo circa una settimana nel centro di recupero che l'aveva in affidamento. 

Autore: Enrico Di Girolamo ©
 
Pubblicato in Tartarughe marine
Giovedì, 19 Giugno 2014 18:29

Chelonia mydas

Chelonia mydas (Linnaeus, 1758)

Tartaruga verde, Tartaruga franca - Green Turtle - Tortuga blanca

CLASSIFICAZIONE E TASSONOMIA

Classe: Reptilia
Ordine: Testudines
Sottordine: Cryptodira
Famiglia: Cheloniidae
Genere: Chelonia
Specie: mydas

Esiste grande dibattito tra i biologi riguardo la sua classificazione. Alcuni considerano Chelonia mydas e Chelonia agassizii (Bocourt, 1868) due specie distinte (la prima dell'Oceano Atlantico e del Mediterraneo, la seconda dell'Oceano Pacifico e Indiano), altri invece la considerano un'unica specie divisa in due popolazioni o sottospecie.

STATUS GIURIDICO

E' inserita in appendice I CITES, in appendice II Convenzione di Berna, in Italia è protetta dalla legge n. 156 del 1980, quindi ne sono vietate la detenzione e la vendita.
La specie è a rischio estinzione, soprattutto a causa della caccia indiscriminata da parte dell'uomo per l'approvvigionamento della sua carne, la più apprezzata tra le tartarughe marine.

DISTRIBUZIONE

Vive negli Oceani Atlantico, Pacifico e Indiano; è presente anche nel Mar Mediterraneo e nidifica soprattutto lungo le coste greche e Nord-africane.

HABITAT

Frequenta preferibilmente acque tropicali in prossimità di zone costiere, litorali e lagune ricche di vegetazione.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI

Generalmente è attiva durante tutto l'anno, ma sono stati documentati periodi di ibernazione, ad esempio nel Golfo di California.
Tranne le femmine in stadio riproduttivo, che si spingono sulle spiagge per la deposizione, Chelonia mydas passa l'intera vita in mare.

CARATTERISTICHE FISICHE

La lunghezza del carapace degli adulti, varia da un mino di 90 cm a un massimo di 150 cm, il peso mediamente si aggira intorno ai 140 kg, ma alcuni esemplari di grandi dimensioni e particolarmente vecchi possono superare i 300 kg. La colorazione comprende varie sfumature di verde, olivastro, caffè e bruno, il piastrone è molto chiaro, tendente al bianco, per questo motivo in alcune regioni è conosciuta anche con il nome di tartaruga bianca.
Gli scuti del carapace presentano dei disegni radiali, inoltre quelli costali sono 4 per ogni lato. Altra caratteristica distintiva di Chelonia mydas, è la colorazione della parte laterale della testa, gialla o comunque molto chiara. La testa inoltre presenta due squame prefrontali.

DIMORFISMO SESSUALE

I maschi presentano, rispetto alle femmine, una coda più larga alla base e più lunga, e il carapace più allargato.

ALIMENTAZIONE

E' l'unica tartaruga marina con un'alimentazione, da adulta, prettamente erbivora. I piccoli si nutrono di plancton.
Comprende in larga misura tutta la prateria submarina, può integrare la dieta con alghe e invertebrati.
I tempi di digestione si aggirano in media intorno alle 176 ore.

RIPRODUZIONE

Gli accoppiamenti avvengono vicino alla costa, in prossimità delle spiagge scelte per la nidificazione, il periodo della nidificazione va da Maggio a Ottobre. Una femmina adulta può deporre circa 5 volte l'anno, con intervalli di circa 15 giorni.
Ogni deposizione, comprende in media 100 uova, ma queste possono arrivare fino a 200. Le uova hanno un diametro di 5 cm. La durata di incubazione varia tra i 50 e i 70 giorni.

NOTE

Anche se raramente, Chelonia mydas frequenta i nostri mari e può deporre sulle spiagge italiane.

Autore: Enrico Di Girolamo ©
 
Pubblicato in Tartarughe marine
Giovedì, 19 Giugno 2014 18:26

Caretta caretta

Caretta caretta (Linnaeus, 1758)

Tartaruga comune - Loggerhead Sea Turtle - Tortuga Caguama

CLASSIFICAZIONE E TASSONOMIA

Classe: Reptilia
Ordine: Testudines
Sottordine: Cryptodira
Famiglia: Cheloniidae
Genere: Caretta
Specie: caretta

Tradizionalmente si distinguono due sottospecie, anche se è più probabile si tratti solo di diverse popolazioni geografiche:

Caretta caretta caretta (Linnaeus, 1758): Oceano Atlantico e Mediterraneo

Caretta caretta gigas (Deraniyagala, 1933): Oceano Pacifico e Indiano

 STATUS GIURIDICO

E' inserita in appendice I CITES, in appendice II Convenzione di Berna, in Italia è protetta dalla legge n. 156 del 1980, che ne vieta la detenzione e la vendita.

La specie è tra le più minacciate e a rischio di estinzione, a causa della pesca, dell'uso di reti a strascico o altri sistemi, degli impatti con le numerose imbarcazioni, dell'alta percentuale di predazione e mortalità cui sono soggetti uova, piccoli e adulti, della scomparsa dei suoi punti di nidificazione, dovuta all'alterazione delle zone costiere e all'urbanizzazione, che ha contribuito ad aumentare i fenomeni di inquinamento sia delle spiagge che del mare.

DISTRIBUZIONE

Vive nel Mar Mediterraneo, Mar Nero, Mar dei Caraibi, Oceano Atlantico, Oceano Pacifico e Oceano Indiano.

HABITAT

Frequenta preferibilmente le zone costiere e lagune con acque tiepide, ma spesso si può incontrare in mare aperto, può spingersi a grandi distanze (240 km dalla costa) e profondità (oltre 100 m).

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI

Generalmente è attiva durante tutto l'anno, compie migrazioni in base alla temperatura dell'acqua, per esempio nel Mediterraneo è maggiormente presente in Estate per alimentarsi ma scende verso le coste africane durante l'Inverno. Può essere soggetta a periodi di ibernazione, anche se non è ancora chiaro cosa regola questa condizione.

Tranne le femmine in stadio riproduttivo, che vanno a deporre nelle spiagge, Caretta caretta passa l'intera vita in acqua, affiorando in superficie per respirare e beneficiare dei raggi del sole. Può rimanere in apnea diverse ore perchè tollera un alto contenuto di anidride carbonica nel sangue, e può rallentare molto il metabolismo, tanto da non necessitare di grandi quantità di ossigeno. A quanto pare, le tartarughe marine hanno la capacità di scambiare ossigeno con l'acqua del mare attraverso la pelle e la mucosa della cloaca.

CARATTERISTICHE FISICHE

Fisicamente è l'espressione dell'adattamento alla vita marina, anche se l'assenza di branchie e la riproduzione legata alla terra ferma rimangono due "handicap". Il carapace non è bombato, come nella maggior parte delle tartarughe, ma perfettamente idrodinamico; le zampe si sono trasformate in vere e proprie pinne (dotate di due unghie), quelle anteriori sono usate per la propulsione e quelle posteriori come timone, il tutto a favore del nuoto. A differenza delle tartarughe terrestri e d'acqua dolce, Caretta caretta, come tutte le specie marine, non può retrarre la testa e gli arti all'interno del carapace, inoltre, non può alzare il suo corpo da terra quindi è costretta a strisciare sulla terraferma in occasione delle deposizioni.

Il carapace degli adulti mediamente è di 115 cm, ma può superare i 200 cm, il peso varia in media dai 100 ai 150 kg. La colorazione varia dal bruno, al rosso caffè, all'olivastro, mentre il piastrone e il ponte (che lo unisce al carapace) sono di colore più chiaro, tendente al giallo, soprattutto negli esemplari adulti. La testa presenta 2 paia di squame postorbitali.

Le sue forti mascelle, rivestite da una lamina cornea che forma una specie di becco, le permettono di frantumare con facilità anche la più dura corazza di un'aragosta.

E' distinguibile dalle altre tartarughe marine per le dimensioni della testa, molto grande in proporzione al corpo, e per la presenza di 5 scuti costali.

DIMORFISMO SESSUALE

I maschi presentano rispetto alle femmine, una coda più larga alla base e nettamente più lunga. Altra caratteristica dei maschi è rappresentata da unghie più grandi e robuste.

ALIMENTAZIONE

E' una specie principalmente carnivora, ma non disdegna cibi vegetali come alghe e spugne. La dieta comprende vari crostacei, molluschi e pesci. I piccoli si nutrono principalmente di plancton.

I tempi di digestione si aggirano in media intorno alle 122 ore.

RIPRODUZIONE

Gli accoppiamenti avvengono vicino alla costa, in prossimità delle spiagge scelte per la nidificazione. I maschi solitamente aspettano le femmine affaticate dalla deposizione, più vulnerabili e poco disposte a opporre resistenza.

Le femmine, che raggiungono la maturità sessuale intorno ai 20-25 anni, depongono nelle stesse spiagge in cui sono nate, o comunque nello stesso areale costiero. Il nido che ospiterà le uova viene scavato inizialmente con le zampe anteriori, terminato con quelle posteriori e infine chiuso nuovamente con le anteriori. La sua profondità è proporzionale più o meno alla lunghezza delle zampe posteriori, e generalmente di 50-60 cm.

Le femmine non depongono tutti gli anni. Ogni deposizione, che può avvenire ad intervalli di almeno 15 giorni dall'altra, può comprendere fino a 200 uova, e all'interno dello stesso anno possono avvenire mediamente 3 deposizioni ad esemplare. Le uova si presentano di forma circolare e flessibili, in modo da evitare che si rompano al contatto con le altre.

Come in tutte le tartarughe, la temperatura di incubazione influenza il sesso dei nascituri. Il periodo di incubazione è in media di 60 giorni. Quando i piccoli rompono il guscio, misurano circa 50 mm, e incominciano la salita verso la superficie preferibilmente di notte, in modo da ridurre il pericolo predazione. Quando raggiungono la superficie si incamminano verso il mare, orientandosi con il riflesso della luna e delle stelle; le piccole tartarughe sono infatti "fototrope".

La composizione e la granulometria della sabbia, il ricordo visivo della spiaggia, della costa e dell'orizzonte, la disposizione delle stelle e la salinità del mare, memorizzate dai piccoli, farà sì che gli adulti localizzeranno le spiagge nelle quali sono nati per ritornare a deporre.

Tra i piccoli che raggiungeranno il mare con successo, soltanto una bassissima percentuale di questi arriverà all'età adulta (1-8 su mille). Questa specie è molto longeva, vive in media 50 anni, ma può anche raggiungere gli 80 o più anni.

NOTE

Caretta caretta è la tartaruga marina più diffusa nel Mar Mediterraneo. La situazione in Italia comunque è abbastanza triste, generalmente si registrano 20-40 nidi per anno. Le aree di maggiore nidificazione sono le coste a Sud della Sicilia (Lampedusa, Linosa, Eraclea, Comiso),  della Calabria (Brancaleone) e occasionalmente della Campania.

Autore: Enrico Di Girolamo ©

Pubblicato in Tartarughe marine

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