Mercoledì, 23 Aprile 2014 14:48

Geochelone (Chelonoidis) nigra

Geochelone (Chelonoidis) nigra


Testuggine gigante delle Galapagos

Specie Terrestri

Galapagos Giant tortoise / Galapagos Riesenschildkröte

Gunther 1875


CLASSIFICAZIONE

Ordine = TESTUDINES
Sottordine = CRYPTODIRA
Famiglia = TESTUDINIDAE
Genere = Geochelone
Specie = nigra

STATUS GIURIDICO
In App. I CITES, strettamente protetta da tutte le convenzioni.
Inoltre presente nella "RED LIST" della IUCN tra le specie maggiormente minacciate di estinzione.

 

DISTRIBUZIONE
Unicamente nell'arcipelago delle Galapagos, Ecuador.
Ogni singola isola ospitava almeno una sottospecie di questa testuggine.

HABITAT
Ogni isola presenta un aspetto spesso molto diverso dalle altre, questo ha portato alla differenziazione, sia del habitat che dell'aspetto di queste testuggini.
Frequenta sia le zone costiere che l'interno delle isole in cui vive.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI
Molto simile all'altra specie di testuggine gigante, Geochelone gigantea delle Seychelles.
Anche questa e' una specie molto tranquilla, passano la giornata a brucare la vegetazione o immerse nelle pozze fangose, che utilizzano per abbassare la temperatura corporea nelle ore più calde.
Spesso si spingono anche sulle spiagge, immergendosi a volte anche nei primi centimetri della zona di risacca.
Tolleranti nei confronti dei propri simili, spesso pascolano a decine nella stessa zona, senza infastidirsi l'una con l'altra, qualche scaramuccia e' comunque possibile tra i maschi nel periodo riproduttivo.

CARATTERISTICHE FISICHE
La forma e le dimensioni del carapace sono molto variabili da isola a isola, quindi da una sottospecie all'altra.
Il carapace e' di colore scuro, quasi nero nei primi anni di vita, poi schiarisce sino a un marrone scuro.
La forma varia da sottospecie a sottospecie, alcune presentano un carapace "classico", tondeggiante, queste si trovano sulle isole aride.
In altre il carapace ricorda la forma di una sella, con evidenti svasature, queste forme si trovano nelle isole più umide e forestate.
La struttura delle zampe è colonnare, massiccia e forte.
Il peso dei maschi varia dai 60 ai 250 Kg, le femmine sono molto più piccole.
Le sottospecie attualmente riconosciute sono 7, un tempo il numero era maggiore, ma alcune (come la sottospecie nominale) si sono estinte a causa dell'uomo.
I nomi e le differenze sono tuttora poco noti e dibattuti, di seguito elenco le sottospecie e le relative isole in cui vivono:

- Geochelone nigra abingdonii*, Isola Pinta

- Geochelone nigra becki, Isola Isabella

- Geochelone nigra darwinii, Isola San Salvador

- Geochelone nigra duncanensis, Isola Pinzon

- Geochelone nigra hoodensis, Isola Espanola

- Geochelone nigra porteri, Isola Santa Cruz

- Geochelone nigra vicina, Isola Isabela

Di queste sottospecie, Geochelone n. abingdonii sopravvive presso il Centro Darwin con un solo esemplare maschio, la cui vicenda verrà trattata nel capitolo "La storia di George".
Curiosamente il parente più prossimo di questa specie risulta essere la piccola Geochelone (Chelonoidis) chilensis, la testuggine argentina.

DIMORFISMO SESSUALE
I maschi sono più grandi delle femmine. La coda dei maschi è più lunga e grossa alla base.

MANTENIMENTO IN CATTIVITA'
Sconosciuta la possibilità di detenere questi animali.
La possibilità di allevare questa specie è possibile solo ai parchi zoologici intenzionati a portare avanti progetti riproduttivi.
Risultano solo alcuni privati, perlopiù negli USA, a detenere e riprodurre in cattività questa specie.

ALIMENTAZIONE
Principalmente erbivora.
Alcune popolazioni si nutrono dell'unica forma vegetale presente sulle proprie isole, l'Opuntia galapagoensis, una cactacea di cui mangiano ogni parte.
In ogni caso è accettato ogni tipo di vegetale e frutta.

RIPRODUZIONE
Non molto conosciuta, comunque analoga a quella di Geochelone Gigantea.
La femmina depone circa 15 uova per covata.

STORIA E PROBLEMATICHE
La storia di queste testuggini e molto antica, si presume decine di migliaia di anni fa.
Sembra che tutte le varie sottospecie si siano differenziate partendo da un progenitore comune, differenziandosi poi in base al habitat trovato sulle varie isole.
Proprio lo studio su questi animali ha permesso a Charles Darwin di formulare la sua celebre Teoria sull'Evoluzione.
Fino al diciottesimo secolo le Galapagos, vista la notevole distanza dalle coste del Ecuador di cui fanno parte, sono state praticamente ignorate dall'uomo.
In questi anni, con le nuove rotte e le spedizioni di baleniere e altre navi, le Galapagos sono diventate una tappa in cui i balenieri e i marinai venivano a rifornirsi di carne, acqua e a riparare le navi.
A farne le spese sono state proprio le testuggini, cacciate a migliaia perché vivevano nelle stive delle navi per lungo tempo, fornendo carne fresca agli equipaggi.
Inoltre il loro grasso era molto ricercato dai primi colonizzatori che si sono insediati nell'arcipeago.
Si stima che in origine ci fossero oltre 250.000 testuggini sulle Galapagos, nemmeno un secolo dopo il numero era sceso a circa 30.000 e almeno 3 sottospecie erano estinte!
Ma questo era solo il primo dei problemi causati dall'uomo alle Galapagos e ai suoi abitanti.
Un altro problema, che negli anni sarebbe emerso prepotentemente fino a durare ai nostri giorni, era dovuto ai vari animali non autoctoni importati dall'uomo.
I primi sono stati i ratti, arrivati con le navi.
I ratti predano i nidi e i neonati, distruggendo intere nidiate.
Poi è stata la volta del bestiame, asini, maiali ecc che distruggevano i nidi, calpestavano le uova.
Inoltre le capre selvatiche, che ancora oggi divorano tutte le forme vegetali, togliendo cibo alle testuggini e desertificando intere zone.
Senza considerare i vari gatti, cani ecc.
Molte sono state anche le specie vegetali invasive, che si sostituivano a quelle autoctone. Quando nel 1936, il governo dell'Ecuador ha dichiarato le Galapagos "protette", la situazione sembrava compromessa irreversibilmente.
Bisognerà comunque attendere il 1959, con la dichiarazione delle Galapagos "Parco Nazionale" e la fondazione del "Charles Darwin Foundation" sull'Isola di Santa Cruz, per vedere finalmente un serio programma di recupero.
Quando il centro e' diventato operativo, almeno 3 sottospecie di Geochelone nigra erano estinte. Di una sottospecie, Geochelone nigra hoodensis, rimanevano solo 14 esemplari, subito trasferiti al centro per avviare un programma di riproduzione.
Nel frattempo si cominciava con la cattura di tutti gli animali non indigeni presenti sulle isole, con l'eradicazione delle specie vegetali alla scopo di ripristinare l'ecosistema originario.
Il programma ha avuto successo, nel 1975 sono stati reintrodotti i primi 700 esemplari nati in cattività, che hanno cominciato a riprodursi liberamente nel 1990.
Ancora oggi il centro riproduce ogni singola sottospecie, per cercare di aumentare il numero dei soggetti selvatici, facendo schiudere le uova in incubatrice per aumentare il numero di femmine e portando esemplari già cresciuti nelle isole di origine.
I problemi non sono ancora risolti, alcuni dovuti a fenomeni naturali, come nel 1998 quando l'eruzione del vulcano di Cerro Azul minacciava una folta colonia di testuggini, che si trovavano proprio nella direzione prevista dalle colate.
E' stato necessario un intervento aereo per prelevare gli animali e spostarli in zone sicure, riducendo a un solo esemplare le perdite.
In altri casi, come quello dell'Isola Isabela, le capre che si credeva fossero state eliminate, sono ricomparse numerosissime.

LA STORIA DI "GEORGE"
Questa invece è la storia, famosissima, di "George il solitario" o il "Vecchio George". George è l'unico esemplare rimasto della sottospecie Geochelone n. abingdonii.
La sottospecie, dell'isola Pinta, era creduta estinta dal 1906, quando erano stati avvistati gli ultimi 3 maschi.
Nel 1971, quando i guardaparco erano impegnati ad eliminare le capre e a ristabilire l'ecosistema, hanno rinvenuto un unico maschio, che si aggirava solo in mezzo a una zona disboscata dalle capre!
Subito è stato trasferito al centro Darwin, mentre si cercava (e si cerca ancora oggi) se fosse presente almeno un altro esemplare femmina della sua sottospecie.
Si e' provato a riprodurre George con altre femmine di altre sottospecie per cercare di tramandare almeno parte dei suoi geni, ma le uova non si sono mai schiuse, probabilmente a causa di alcune differenze genetiche.
Sull'Isola Pinta si cercano ancora oggi esemplari che potessere essere stati troppo piccoli al momento del ritrovamento, ma la ricerca è resa ardua dal fatto che, una volta rimosse le capre, la vegetazione ha ripreso in modo rigoglioso a ricoprire l'isola, rendendo molto difficile il ritrovamento di eventuali esemplari presenti.
L'età stimata di George è di circa 80 anni, gode di buona salute ed è tuttora uno dei simboli delle Galapagos.
Attualmente è in corso un progetto genetico, a cura dello Yale Institute (USA) , diretto dalla ricercatrice italiana Gisella Caccone, per classificare tutte le sottospecie e tentare di accoppiare e riprodurre Georg con la specie più vicina.

*("George" è deceduto il 24 Giugno 2012)

Autore: Luca Caroldi

Pubblicato in Tartarughe terrestri
Mercoledì, 23 Aprile 2014 12:49

Geochelone (Aldabrachelys) gigantea

Geochelone (Aldabrachelys) gigantea

Testuggine gigante delle Seychelles o di Aldabra

Specie Terrestri

Aldabra Giant tortoise / Aldabra Riesenschildkröte
Scheweigger 1812

CLASSIFICAZIONE
Ordine = TESTUDINES
Sottordine = CRYPTODIRA
Famiglia = TESTUDINIDAE
Genere = GEOCHELONE
Specie = GIGANTEA

STATUS GIURIDICO
Inclusa in App.II CITES.
Il nome scientifico e la tassonomia sono ampiamente discussi, alcuni studiosi ritengono sia giusto collocare la specie sotto la denominazione di "Dipsochelys elephantina", altri propendono per "Aldabrachelys gigantea" dal nome dell'atollo di origine, altri ancora sostengono l'istituzione del genere "Megalochelys".

DISTRIBUZIONE
La zona di origine sarebbe unicamente l'atollo di Aldabra, nelle Seychelles ma da esse distante alcune centinaia di chilometri, il che ha favorito la differenziazione della specie.
E' stata poi reintrodotta in altre isole dell'arcipelago, quali Curiouse, Praslin, Mahe, sulle quali era presente ma in cui la caccia da parte dei primi colonizzatori aveva portato all'estinzione le colonie presenti.
Alcune popolazioni sono inoltre presenti a Mauritius , a Reunion e in Madagascar.
Secondo alcuni autori le testuggini presenti a Mahe' sarebbero appartenenti ad una sottospecie a se, Dipsochelys Resurrecta.

HABITAT
Zone aperte e margini di zone boscose, coperte di cespugli e piante basse, di solito nelle vicinanze di pozze d'acqua in cui bere e bagnarsi.
Frequenta sia le zone costiere che l'interno delle isole in cui vive.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI
Molto tranquille e indolenti, passano la giornata a brucare la vegetazione o immerse nelle pozze fangose, che utilizzano per abbassare la temperatura corporea nelle ore più calde.
Spesso si spingono anche sulle spiagge, immergendosi a volte anche nei primi centimetri della zona di risacca.
Tolleranti nei confronti dei propri simili, spesso pascolano a decine nella stessa zona, senza infastidirsi l'una con l'altra, qualche scaramuccia e' comunque possibile tra i maschi nel periodo riproduttivo.

CARATTERISTICHE FISICHE
Il carapace è più o meno a cupola (spesso sono visibili differenze da esemplare a esemplare), di colore grigio o marroncino, le scaglie che lo compongono sono lisce, senza dentellature.
Spesso la parte frontale del carapace è svasata verso l'alto.
Una sola placca nucale.
La struttura delle zampe è colonnare, massiccia e forte.
Il collo è molto lungo e consente di raggiungere anche le parti superiori degli arbusti.
Le misure sono in media di 120 cm per i maschi, con un peso che può raggiungere e superare i 200 Kg, con massimi registrati di 160 cm e oltre 250 Kg.
Le femmine sono più piccole, raggiungono i 100 cm di lunghezza del carapace e un peso di 150-170 Kg.
E' probabile l'esistenza di alcune sottospecie, le cui differenze non sono state tuttavia studiate a fondo.

DIMORFISMO SESSUALE
I maschi sono più grandi delle femmine. La coda dei maschi è più lunga e grossa alla base.

MANTENIMENTO IN CATTIVITA'
Teoricamente possibile e non particolarmente difficile.
Le dimensioni raggiunte però di fatto la rendono consigliabile solo ai parchi zoologici o ad appassionati che dispongano di grandi spazi e risorse.
Una coppia adulta necessita di uno spazio riscaldato di almeno 10x 5 metri, che devono essere riscaldati a 30-32 gradi nel periodo invernale, teoricamente una vera e propria stalla riscaldata!
Deve inoltre essere presente una pozza, profonda 30-40 cm, per consentire agli animali di entrarvi.
Esemplari baby o molto giovani possono essere temporaneamente allevati in terrario, per esemplari fino a 30-40 (corrispondenti a circa 2-3 cm può essere sufficiente un terrario di 250x150 cm, con una zona riscaldata a 28-31 gradi e un adeguata fornitura di raggi UVB.
Alla notte la temperatura può ridursi fino a 19-22 gradi.
Anche in questo caso deve essere presente un ampia bacinella per bagnarsi e mantenere l'ambiente relativamente umido ( circa il 50-60%), a tal fine è utile vaporizzare con acqua tiepida una volta al giorno.
Come materiale di fondo si può utilizzare corteccia a pezzatura grossa oppure fieno, da sostituire molto spesso per evitare che marcisca.

ALIMENTAZIONE
Principalmente erbivora.
In cattività si dovrà basare la dieta su erbe selvatiche, cicorie e radicchi, cime di rapa e anche fieno se accettato. Spesso si nutre di semplice erba. Si possono offrire anche foglie e fiori di Ibisco. Importante un altissima percentuale di fibre. La frutta va offerta solo di rado in cattività.
Nonostante in natura si nutra spesso delle carcasse di animali morti (spesso anche testuggini e granchi, uccelli ecc), è meglio evitare di fornire carne o altri derivati, per evitare una crescita deforme, frequente negli esemplari cresciuti in cattività.
Importante è l'aggiunta di calcio e vitamine per rettili vegetariani, almeno 4 volte al mese.

RIPRODUZIONE
I maschi non sono particolarmente violenti nei confronti delle femmine e degli altri maschi presenti.
Il corteggiamento da parte del maschio non è molto violento, spesso si limita a salire sulla femmina, immobilizzandola con la propria mole e il proprio peso.
Al massimo si osserva qualche colpo con il carapace o qualche morso.
Le femmine una volta pronte alla deposizione scavano una buca di 30-40 cm in cui depongono da 4 a 15 uova, una sola volta per stagione riproduttiva (spesso una sola volta ogni 2 anni).
Le femmine, quasi sempre, urinano nella buca durante lo scavo, a volte fino a 5 litri...
Le uova sono sferiche e hanno la dimensione di una palla da tennis.
L'incubazione a 30-31 gradi dura dai 3 ai 7 mesi, l'umidità consigliata si aggira attorno al 70-80%.
In natura, i piccoli schiudono in concomitanza con la stagione delle piogge, trovando quindi una maggior quantità di cibo a disposizione.
Si può indurre l'accoppiamento in cattività facendo osservare un periodo di relativa aridità, riducendo le vaporizzazioni o le annaffiature per qualche settimana.
I piccoli alla nascita misurano circa 6 cm, per un peso di 60 gr.
E' consigliabile l'allevamento stabile in terrario dei neonati, alle stesse condizioni degli adulti.
A 4 anni di età raggiungono circa i 50-60 cm, la maturità sessuale è raggiunta piuttosto tardi, attorno al ventesimo anno di età.

NOTE
Per i motivi citati (e per il costo astronomico degli esemplari sul mercato), questa è una specie riservata esclusivamente ai grandi giardini zoologici o ad appassionati davvero esperti.
Nonostante la specie non rischi al momento l'estinzione ( ne vivono oltre 100.000 esemplari nella sola Aldabra), il limitato areale di diffusione la pone comunque a rischio.
Aldabra è dal 1982 dichiarata patrimonio mondiale dall' UNESCO, e le visite sono strettamente sorvegliate.
Non esistono predatori che possano uccidere gli esemplari adulti, in compenso sono molto vulnerabili i piccoli, spesso predati (unitamente alle uova) da animali introdotti dall'uomo.
Ultimamente sul mercato, sono frequentemente offerti baby esemplari, prima di cedere all'acquisto ricordate che a 4-5 anni di età misurano già 40-50 centimetri di lunghezza del carapace, e anche il terrario più spazioso risulterà quindi angusto...
Infine una curiosità, gli esemplari durante il sonno spesso appoggiano la testa su rami o altri oggetti, per sostenere il peso del lungo collo.

Autore: Luca Caroldi

Pubblicato in Tartarughe terrestri
Mercoledì, 23 Aprile 2014 10:59

Chersina angulata

Chersina angulata (Schweigger 1812)

Testuggine sudafricana / South African Bowspit Tortoise / Afrikanische Schnabelbrustschildkrote

CLASSIFICAZIONE

Ordine = Testudines
Sottordine = Cryptodira
Famiglia = Testudinidae
Genere = Chersina
Specie = angulata

STATUS GIURIDICO

E' compresa nella Convenzione di Washington (C.I.T.E.S.) in Appendice 2

DISTRIBUZIONE

Stato del Sud Africa, sud della Namibia, alcune isolate popolazioni in Botswana.

HABITAT

Colonizza savane secche e zone sabbiose, spingendosi sino ai margini delle foreste sud africane.

CARATTERISTICHE COMPORTAMENTALI

E' attiva durante le ore di luce, si nasconde all'ombra di sterpi, alberi o spesso si rifugia in piccole grotte naturali o scavate da altri animali, durante le ore più torride.

CARATTERISTICHE FISICHE

Carapace di forma ovale, la colorazione può essere variabile. Genericamente a fondo scuro, quasi nero, con macchie marrone - ocra per ogni scuto. Alcuni esemplari sono quasi totalmente neri, altri si presentano solo con alcune macchie, si può dire che ricordi la colorazione di Testudo marginata.
Le placche gulari del piastrone e le nucali del carapace sono molto estese in avanti, sia a proteggere la testa sia per usarle come "ariete" nelle competizioni tra i maschi.
Il piastrone è rossiccio , con macchie irregolari, di solito 2 fasce parallele lungo il piastrone unite nella zona caudale.
La pelle delle zampe è scura con qualche macchia ocra, la testa e giallo ocra, nera sulla zona frontale.
Misura mediamente 20-22 cm per i maschi, 16-18 per le femmine. Massimi conosciuti 30 cm in grossi maschi.

DIMORFISMO SESSUALE

Non ci sono grandi differenze tra i maschi e le femmine, soprattutto quando gli esemplari non hanno ancora raggiunto l'età adulta.
La coda del maschio è più lunga ed ha la base più larga. Le placche gulari e nucali nel maschio sono molto più prominenti che nelle femmine. La parte posteriore del carapace nel maschio tende ad essere svasata.

MANTENIMENTO IN CATTIVITA'

In terrario si può allevare senza grossi problemi a patto di ricreare un ambiente secco, questa specie non tollera l'umidità.
Le misure consigliate per una coppia sono 150x90cm di base.
Come materiale di fondo si può utilizzare materiale come trucioli depolverati, segatura o altri materiali che non trattengano umidità.
Indispensabile l'utilizzo di neon o lampade UV per rettili.
La temperatura deve essere di 30-33 gradi nella zona di basking, 26-27 nel resto del terrario.
Si utilizzi allo scopo una lampada ad incandescenza per il punto "caldo" eventualmente sotto il terrario si aggiunga un tappetino riscaldante.
Le temperature notturno non devono essere inferiori a 22-23 gradi.
La bacinella per bere non è indispensabile, preferibile inserirla nel terrario a giorni alterni, per qualche ora, onde evitare innalzamenti del tasso di umidità.
Posssibile allevare Chersina angulata all'aperto solo nei caldi mesi estivi, a patto di ricreare l'ambiente secco e privo di umidità da cui proviene.
Particolare attenzioni vanno poste per la notte e le giornate di pioggia, in cui gli esemplari vanno ricollocati in terrario.

ALIMENTAZIONE

L'alimentazione di C. angulata è erbivora, si forniscano vegetali come lattughe, cicorie, radicchi, indivia, foglie e fiori di Ibisco e la maggior quantità possibile di erbe selvatiche come tarassaco, trifoglio, piantaggine.
Inoltre è bene aggiungere settimanalmente del calcio al cibo.

RIPRODUZIONE

I maschi hanno l'abitudine di azzuffarsi prima di accoppiarsi, sono molto territoriali e un maschio solitamente non tollera la presenza di un altro maschio nel proprio territorio.
I maschi cercano di rovesciarsi l'un l'altro, utilizzando come rostro il prolungamento anteriore di piastrone e' carapace.
Spesso il perdente rimane capovolto rischiando di morire sotto i cocenti raggi del sole.
Il corteggiamento avviene come per le altre tartarughe di terra, con violenti scontri tra maschi e con morsi e colpi di carapace nei confronti delle femmine per costringerle a fermarsi.
La deposizione avviene 5-6 volte all'anno, un solo uovo per covata.
I tempi di schiusa in natura sono molto variabili, da 3 a 8 mesi.
In incubatrice sono stati riferiti tempi di 3-4 mesi a 30 gradi.

NOTE

Chersina angulata è una specie molto rara sul mercato italiano, sia per il piccolo areale di distribuzione sia per il numero esiguo di uova deposte.
Comunque se si rispettano le naturali esigenze si tratta di una specie che si adatta senza grossi problemi alla cattività.

Pubblicato in Tartarughe terrestri
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